Un recente studio ha scoperto varianti genetiche che hanno un grande impatto sulle caratteristiche facciali umane, aprendo la strada alla comprensione di ciò che determina le caratteristiche del viso trasmesse di generazione in generazione.
“A chi somiglia il ragazzino?” Quante volte ci è capitato di rivolgere questa domanda a una coppia di neo genitori alle prese con il loro primo figlio? Non è un caso, infatti, che una delle curiosità più diffuse dinanzi a una gravidanza o alla nascita di un neonato abbia proprio un’accezione genetica perché quando si guarda il viso del piccolo, o della piccola, ci si sofferma per pochi minuti a paragonare i suoi tratti fisionomici con quelli della mamma e del papà. Oggi, intanto, si sa che l’ereditarietà non segue rigidamente le leggi formulate da Gregor Mendel nel 1865. Infatti, contrariamente a quanto si è ritenuto per lungo tempo, l’ereditarietà di una caratteristica non dipende da un unico gene, bensì da più inserti. Dunque ci possono essere delle eccezioni rispetto a quanto previsto dalle leggi di Mendel. Può quindi accadere che alcune caratteristiche “saltino” diverse generazioni per poi “ripresentarsi” quando meno ce lo si aspetta.
Molteplici sono le caratteristiche che si tramandano in famiglia, soprattutto se si guarda il viso di una persona. Proprio su questo particolare si concentra un nuovo studio scientifico che ha scoperto variazioni in singoli geni che hanno un grande impatto sulle caratteristiche facciali umane, aprendo la strada alla comprensione di ciò che determina le caratteristiche del viso trasmesse di generazione in generazione. Lo studio, realizzato congiuntamente dalle Università di Oxford e del Surrey e pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”, ha identificato tre varianti genetiche: due legate ai profili facciali nei volti femminili e una alla forma degli occhi e al loro contorno sia negli uomini che nelle donne.
Sono stati presi in analisi 3000 volti di partecipanti del progetto People of the British Isles, di gemelli del progetto TwinsUK del St Thomas’s Hospital, oltre ad altri volontari dell’Asia orientale. Come sottolinea l’Ansa, le immagini sono state scattate e poi elaborate utilizzando una fotocamera e un software dell’ultimo tipo perché fossero il più precisi e attendibili possibili. I ricercatori hanno registrato ciascuna immagine del viso su un modello generico utilizzando 14 punti di riferimento facciali annotati manualmente, come la punta del naso o l’angolo degli occhi, e ha utilizzato una serie di algoritmi per estrarre le informazioni sulla forma del viso. Una variante identificata è legata a un gene che è coinvolto nella sintesi degli steroidi e un’altra può avere un ruolo nella mucolipidosi di tipo IV, una condizione che occasionalmente coinvolge la dismorfia facciale.
“Le somiglianze facciali tendono ad emergere nelle famiglie, i gemelli geneticamente identici cresciuti insieme o separati mostrano sorprendenti somiglianze facciali, suggerendo in modo schiacciante il controllo genetico delle caratteristiche facciali umane”, ha dichiarato Walter Bodmer, dell’Università di Oxford spiegando che questo studio avvicina alla comprensione del ruolo svolto dalla genetica nel determinare le caratteristiche del viso, che è una parte così importante delle nostre interazioni quotidiane.