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Un colpo al cuore. Le malattie cardiovascolari combattute dall’attività motoria

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di decesso nel nostro Paese.

Ogni anno in Italia circa 200mila persone sono colpite da infarto del miocardio. Si tratta di un’epidemia invisibile che attraversa il nostro Paese interessando 550 persone al giorno, vale a dire una ogni sei minuti. Non è un caso, inoltre, che le malattie legate al cuore siano la principale causa di decesso, seguita da incidenti stradali (alla pari con i suicidi, 14%), tumori e demenza senile.
Stando al Rapporto Istat del 2012 le 15 principali cause di morte in Italia sono:

Posto Malattia Percentuale
1 Malattie ischemiche del cuore 12,2%
2 Malattie cerebrovascolari 10%
3 Altre malattie del cuore 7,9%
4 Tumori maligni della trachea, dei bronchi, dei polmoni 5,5%
5 Malattie ipertensive 5,1%
6 Demenza e malattia di Alzheimer 4,3%
7 Malattie croniche delle basse vie respiratorie 3,6%
8 Diabete mellito 3,5%
9 Tumori maligni del colon-retto 3,1%
10 Tumori maligni del seno 2%
11 Tumori maligni del pancreas 1,7%
12 Tumori maligni del fegato e dei dotti biliari intraepatici 1,6%
13 Malattie del rene e dell’uretere 1,6%
14 Tumori maligni dello stomaco 1,6%
15 Influenza e polmonite 1,6%

 
Guardando i dati forniti dall’Istat gli italiani non dovrebbero sminuire le malattie del cuore, anzi sarebbe più corretto da parte loro se le prevenissero ancor prima che curarle. Ma in che modo? Innanzitutto il decalogo del buon paziente esige correttezza nell’alimentazione, costanza nell’attività motoria e assenza di frenesia (cosa sempre più impossibile soprattutto se si vive in una città). Tuttavia, un elemento non meno importante riguarda la buona informazione, il conoscere a fondo da dove nascono e come si sviluppano queste patologie particolari.
Le malattie cardiovascolari generalmente si presentano in età giovanile, questo però non vuol dire che si manifestano nell’immediato, anzi potrebbero trascorrere interi anni, o fasi della giovinezza, prima che si avvertano più o meno lievemente i primi sintomi. Esse hanno un rapporto diretto con l’età e la predisposizione genetica, infatti, molto spesso alla base di queste patologie ci sono fattori di rischio prevenibili come un’alimentazione poco salutare, l’abitudine del fumo o ad assumene bevande alcoliche, una scarsa propensione allo svolgimento dell’esercizio fisico. Stili di vita e abitudini scorrette che possono generare i cosiddetti fattori di rischio intermedi, si pensi all’ipertensione, alla glicemia alta, ai livelli di colesterolo non nella norma e all’obesità, facilitano lo sviluppo di queste patologie.
Dati alla mano, come rivelano gli studi diffusi dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, solo in Italia le malattie cardiovascolari ogni anno provocano la morte di 240 mila persone (110mila uomini e 130mila donne). Inoltre, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), presentano un basso rischio le persone normopeso che non consumano tabacco. A tal riguardo, non pochi benefici al corpo e al cuore sono apportati dall’attività fisica che rende gli apparati osteoarticolari e muscolari più flessibili trasformando la qualità della vita di una persona sempre più in meglio. Certamente, anche se lo sport favorisce il corpo a qualsiasi età, proprio perché queste patologie potrebbero essere presenti già a partire dai primi anni di vita, è consigliabile far praticare ai propri figli qualsiasi attività motoria sin da quando sono piccoli. Non importa se a loro piace il calcio o la danza, l’essenziale è che il corpo non resti fermo e non assuma delle abitudini sedentarie.

Il Sistema sanitario nazionale impone ai medici e ai cittadini l’obbligo di sottoporsi a una visita preventiva per la certificazione dell’idoneità sportiva agonistica e non agonistica al fine di conoscere lo stato del proprio corpo e di stabilire – qualora ci fosse – la gravità della malattia e la capacità funzionale del soggetto. E’ necessario, inoltre, definire la compatibilità della cardiopatia con quella determinata attività sportiva che porterà il soggetto a migliorare la propria funzione cardiaca; regolarizzare i valori della pressione arteriosa e il metabolismo lipidico e glucidico; normalizzare il rapporto tra massa muscolare e massa adiposa; migliorare il tono muscolare e della capacità di equilibrio; e avere, conseguentemente, benefici psicologici.
Pertanto, per un malato di cuore il primo farmaco deve essere l’esercizio fisico dal momento che l’organismo umano non è nato per l’inattività. L’introduzione dell’attività motoria nella pratica clinica non può essere attuata autonomamente dalla persona ma richiede la creazione di precise modalità organizzative all’interno delle quali possano avvenire sia la prescrizione di attività fisica, stabilita di caso in caso sulla base delle caratteristiche che presenta il singolo, sia la sua somministrazione tutorata, con appositi percorsi che garantiscano il raggiungimento e il mantenimento nel tempo dei livelli di attività prescritta. E’ ciò che fa l’Emilia-Romagna che già a partire dal Piano sanitario regionale 1999-2001 sosteneva la centralità dell’attività sportiva ai fini del miglioramento della salute dei pazienti. La Delibera n. 775/2004 indicava, poi, tra i compiti dei Servizi di Medicina dello sport presenti in ogni Azienda Usl, la promozione dell’attività fisica nella popolazione generale e il recupero funzionale di soggetti affetti da patologie croniche non trasmissibili che possono beneficiare dell’esercizio fisico.

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