Negli Stati Uniti organizzare eventi per reperire fondi per la ricerca scientifica è un’abitudine, in Italia lo sta diventando.
È questo l’esempio del gran galà Ior organizzato per il decimo anno consecutivo a Cesena dall’Istituto Oncologico Romagnolo. La serata, spiegano da sempre gli organizzatori in concerto con i generosi sostenitori e con la comunità intera, nasce per una finalità ben precisa: quella di fare il punto della situazione riguardo la lotta contro il cancro in Romagna assieme alle svariate anime che sostengono questa causa, dal privato cittadino al volontario, passando per i principali rappresentanti del tessuto politico ed imprenditoriale del territorio, al contempo chiedendo loro uno sforzo aggiuntivo a favore di un progetto specifico.
Anche per quest’anno sono stati oltre 220 i partecipanti in quella che è già da nove anni la prestigiosa cornice dell’evento: il teatro Verdi di Cesena.
La novità è invece la causa a cui è stato devoluto l’incasso della serata. Per l’edizione passata il focus era stato incentrato sui servizi d’assistenza gratuiti al paziente oncologico e alla sua famiglia: in particolare il ricavato, di ben 42 mila euro, è stato utilizzato per supportare l’attività dei volontari nell’ambito del Progetto Margherita, iniziativa nata proprio nel 2017 per quel che concerne la sede di Cesena.
Il Progetto Margherita è dedicato a tutte le pazienti che affrontano il momento della caduta dei capelli in seguito alle terapie. Partito presso la sede di Ravenna, l’iniziativa che offre parrucche gratuite di pregevole fattura con l’ausilio di un parrucchiere volontario si è presto espansa anche alle sedi di Forlì e Rimini.
La perdita dei capelli rappresenta uno dei momenti più delicati di tutto il processo di guarigione da un tumore, soprattutto per le donne: la calvizie, lungi dall’essere una mera questione estetica, rappresenta forse lo stigma sociale più riconoscibile della malattia, cosa che crea forte disagio inficiando non solo la qualità di vita di una persona, ma anche la sua risposta alle cure. Non stupisce quindi che solo nella prima parte del 2018 ben 239 pazienti abbiano usufruito di questo importante servizio: quasi una paziente al giorno.
Per il 2018, tuttavia, il focus è tornato sulla ricerca scientifica. Il ricavato, ancora da definire, andrà a sostenere il progetto riguardante l’immunoterapia cellulare avanzata portato avanti presso l’IRST IRCCS di Meldola dal dottor Massimo Guidoboni, Responsabile dell’Unità Operativa di Immunoterapia e Terapia Cellulare Somatica. “Uno studio scientifico recente ha stabilito come ogni giorno, nel corpo di ciascuno di noi, si formano circa cento cellule potenzialmente in grado di dar luogo a una neoplasia – spiega Guidoboni, che sarà presente nel corso della serata – ma il nostro sistema immunitario risulta solitamente molto efficiente nel riconoscerle e ucciderle prima che possano svilupparsi. Tuttavia, di tanto in tanto, qualcosa può eluderne la sorveglianza, a causa delle controffensive che la malattia mette in atto. Sotto la definizione di immunoterapia ricadono quindi una serie di modalità terapeutiche che vanno a colpire meccanismi diversi adottato dal cancro, a seconda dei farmaci utilizzati; ciò che hanno in comune è la caratteristica di voler utilizzare il sistema immunitario per sconfiggere e uccidere le cellule tumorali”.
“Da qualche tempo stiamo assistendo ad un grande fermento nel mondo della ricerca scientifica oncologica – spiega il direttore generale Ior, Fabrizio Miserocchi – e questo ci fa comprendere come i nostri sforzi in termini di tempo, di energie, di investimenti, siano stati lungimiranti e cominciamo ad intravedere i frutti tanto attesi. I dati riguardanti gli studi dedicati all’immunoterapia sono estremamente significativi. Per la prima volta nella storia vediamo pazienti con carcinoma al polmone avanzato liberi da malattia prima di sottoporsi ad intervento chirurgico, dopo un trattamento che prevedeva la combinazione dei nuovi farmaci con le terapie standard. Tumori rari, per cui negli ultimi anni non si erano registrati sostanziali sviluppi, cominciano a rispondere alle cure. L’importanza dell’immunoterapia è stata certificata persino dal Karolinska Institute, che ha deciso di attribuire il Premio Nobel per la Medicina 2018 a due dei ricercatori che più di tutti hanno contribuito all’avanzamento di questa opportunità. Insomma, siamo convinti che sia la strada giusta per sottrarre futuro al cancro e donarlo ai nostri pazienti”.