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Una settimana per la Croce Rossa, tra Covid19 e guerra in Ucraina
Da oltre 150 anni costruiscono una società inclusiva che guarda al prossimo. L’8 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della Croce Rossa, una data che quest’anno assume particolare valore a seguito della pandemia da Covid-19 e della guerra scoppiata in Ucraina lo scorso febbraio. In entrambe le occasioni, la più grande Organizzazione umanitaria del mondo fondata da Henry Dunant nel 1828 è stata in primissima linea per alleviare le sofferenze delle persone in difficoltà e per sostenere le popolazioni coinvolte dal conflitto. La grande opera tuttavia è resa possibile da uomini e donne sempre in primissima fila che impegnano il proprio tempo all’insegna del volontariato e dell’altruismo. Proprio per il particolare momento storico che affrontiamo, l’edizione 2022 della Giornata dedicata alla Croce Rossa si è trasformata nella “Settimana della Croce Rossa”. Dal 2 all’8 maggio in tutta Italia sono previsti momenti pubblici ed iniziative che mettono al centro la prossimità che connette la Croce Rossa con milioni di persone che si rivolgono ai suoi servizi. Per questo motivo, i manifesti diffusi in questi giorni mettono in risalto tre semplici domande: Come stai? Come ti chiami? Dove ti trovi? Interrogativi, che per le donne e gli uomini della Croce Rossa (14 milioni di volontari delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in tutto il mondo, di cui oltre 150.000 in Italia), assumono particolare significato: aiutano a svelare i sentimenti in un momento difficile, a conoscere l’identità delle persone o a individuarle in situazioni di pericolo.
“L’8 maggio – commenta Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) – celebra un’idea attuale, quella di Henry Dunant, e lo spirito di sacrifico e abnegazione dei nostri 14 milioni di volontari delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in tutto il mondo, di cui oltre 150 mila nel nostro Paese. Nell’ultimo anno, infatti, alla crisi legata alla pandemia di COVID-19 si è aggiunto un tragico conflitto, quello in Ucraina che ci sta vedendo protagonisti con costanti missioni per l’invio di aiuti umanitari e di evacuazione di civili. La CRI, che fa parte del nostro sistema di Protezione Civile, ha continuato a fornire risposte senza sosta alle conseguenze economiche del virus attraverso un sostegno diretto e concreto alle persone, a dare supporto ai più vulnerabili, a veicolare le buone pratiche come la donazione del sangue e i corretti stili di vita. Ecco perché nonostante le tante sfide in atto – conclude Rocca – è doveroso e importante festeggiare questo straordinario e costante esempio di umanità. Perché ogni singola persona ha una storia e a noi interessano davvero tutte”.
Alla fine di febbraio, con l’intensificarsi delle ostilità in Ucraina, sono aumentati i bisogni della popolazione. Quasi sette milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, in cerca di ripari più sicuri, e oltre quattro milioni sono fuggite nei Paesi vicini, soprattutto in Polonia, Moldavia, Romania, Ungheria, Slovacchia e Bielorussia. Una situazione disperata a cui Croce Rossa ha risposto nell’immediato andando incontro ai civili e a tutte le persone in grave difficoltà. A questo proposito, proprio il 2 maggio scorso a Suceava, in Romania, è partita l’attività dell’hub logistico di 1000 mq costruito dalla Croce Rossa italiana per lo stoccaggio degli aiuti umanitari verso l’Ucraina, composto da 5 hangar da 200 mq ciascuno in cui potranno essere stoccati 600 pallet di aiuti umanitari (circa 20 tir completamente carichi). Il presidio è collocato a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina (circa 50 km) e per questo è un punto strategico di accesso che consentirà agli operatori umanitari di ottimizzare la risposta alle necessità della popolazione colpita dal conflitto e supportare il lavoro della Croce Rossa ucraina.