In Italia se ne è parlato ufficialmente il 18 maggio scorso quando, all’Ospedale Umberto I di Roma, un ragazzo di ritorno dalle Canarie si è presentato al pronto soccorso con sintomi tipici di quel virus la cui trasmissione avviene attraverso le goccioline di saliva e il contatto con le lesioni o i liquidi biologici infetti. Si tratta del “vaiolo delle scimmie”, una malattia riguardante gli animali selvatici, con infezioni umane accidentali, che di solito si verificano nelle parti boscose dell’Africa centrale e occidentale. Da subito l’Organizzazione mondiale della Sanità ha monitorato la situazione in tutti i paesi del mondo, e in queste ore – nonostante il numero dei casi sia del tutto contenuto – ha comunque accolto la raccomandazione del Comitato di emergenza per il Regolamento sanitario internazionale di classificare ancora mpox come “emergenza sanitaria pubblica internazionale” (PHEIC).
La minaccia della malattia non è scomparsa e c’è ancora un alto rischio che questo virus venga importato da un paese all’altro. I dati più recenti relativi allo sviluppo del vaiolo delle scimmie tra gli uomini mostrano un calo costante dei casi a livello globale, con la maggior parte dei casi segnalati in America. L’Oms ha rilevato la necessità di sostenere gli sforzi per la sorveglianza, la prevenzione e la cura; vaccinare le popolazioni ad alto rischio; migliorare l’accesso equo alla diagnostica, ai vaccini e alle cure per tutti coloro che ne hanno bisogno e continuare a combattere lo stigma e la discriminazione e garantire il rispetto dei diritti umani.
Pur osservando che la continua trasmissione da uomo a uomo potrebbe portare a una recrudescenza dei casi, ha concluso che a lungo termine i programmi e i servizi di mpox dovrebbero essere integrati nei programmi nazionali di sorveglianza e controllo, anche per l’HIV e infezioni a trasmissione sessuale.
Sulla base dei dati di inizio febbraio rilasciati dai European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) dal 17 al 30 gennaio in Europa sono stati registrati soltanto 23 nuovi contagi di vaiolo delle scimmie: 6 in Spagna, 4 in Danimarca, 3, rispettivamente, in Svezia, Italia e Belgio, 2 in Francia, 1, rispettivamente, in Norvegia e Irlanda. Cifre decisamente contenuti se confrontate con l’estate 2022. Dall’insorgere dell’emergenza, in Europa sono stati registrati 21.163 casi, soprattutto in Spagna (7.528), Francia (4.127), Germania (3.676), Olanda (1.260) e anche Italia (954). Guardando invece al mondo, solo nell’ultima settimana di gennai sono emersi 403 nuovi casi, il 37,1% in più rispetto alla settimana precedente, distribuiti in poco più di 20 Paesi nel mondo. Il numero maggiore è stato registrato in Messico (72 nuovi casi), Repubblica Democratica del Congo (69), Usa (42), Brasile (40) e Guatemala (34).