È di ieri la prima segnalazione in Italia di un primissimo caso di vaiolo delle scimmie. Come segnalato dall’Istituto Spallanzani di Roma a contrarre la malattia è stato un ragazzo tornato dalle isole Canarie, che si era presentato al Pronto Soccorso dell’Umberto I, sempre a Roma, con sintomi riconducibili al virus (febbre, mal di testa, dolori muscolari e eruzioni cutanee). “Il quadro clinico – informano dal nosocomio della Capitale – è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali”. Chiaramente, il paziente potrebbe non essere il primo ad aver contratto la malattia ed è per questa ragione che il team medico dell’Istituto ha avviato indagini epidemiologiche con il relativo tracciamento dei contatti su altri due casi sospetti.
Così come avvenuto nel febbraio 2020 con la comparsa dei primi casi di Covid-19, il Ministero della Salute sta monitorando attentamente i casi segnalati e che sarebbero al momento pochi e ha allertato le Regioni per un tracciamento degli eventuali casi. A dichiararlo all’ANSA è stata Anna Teresa Palamara, a capo del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) che ha già attivato una task force per seguire al meglio l’evoluzione della situazione. Per rispondere alla domanda maggiormente posta dai cittadini: un vaccino (MVA-BN) e un trattamento specifico (tecovirimat) per il vaiolo delle scimmie sono stati approvati recentemente, nel 2019 e nel 2022, ma queste contromisure non sono al momento ampiamente disponibili e le popolazioni di tutto il mondo di età inferiore ai 40 o 50 anni non beneficiano più della protezione offerta da precedenti programmi di vaccinazione contro il vaiolo.
Il vaiolo delle scimmie è una malattia riguardante gli animali selvatici, con infezioni umane accidentali, che di solito si verificano nelle parti boscose dell’Africa centrale e occidentale. Dall’Istituto Spallanzani specificano che la trasmissione del virus può avvenire attraverso le goccioline di saliva e il contatto con le lesioni o i liquidi biologici infetti. Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è compreso tra 6 e 13 giorni, ma potrebbe anche variare da 5 a 21 giorni. Il serbatoio dell’animale rimane sconosciuto, anche se è probabile che sia tra i roditori. Il contatto con animali vivi e morti attraverso la caccia e il consumo di selvaggina o carne di arbusti sono noti fattori di rischio. Ci sono due famiglie di virus: dell’Africa occidentale e del bacino del Congo (Africa centrale).
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) monitora la situazione in rapida evoluzione ma al momento, che rivela la stessa Organizzazione, la situazione è sotto controllo con particolare apprensione verso Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti. Al momento in Europa sono circa 40 i casi certificati: dopo l’Inghilterra anche Spagna e Portogallo hanno dichiarato lo stato di allerta per possibile diffusione del virus. Dobbiamo prepararci a una seconda pandemia? Nulla è più trascurabile.