Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Violenze contro gli operatori sanitari, nel 2022 ben 1.600 casi accertati
Minacciata con la pistola, spintonato, preso a calci. C’è paura tra gli operatori sanitari che nel corso della giornata, soprattutto nelle ore serali e nottetempo, temono di subire episodi di violenza da parte di pazienti o presunti tali. Per fare il punto su questo triste fenomeno in netta crescita, si celebra oggi la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari indetta nel 2023 dal Ministro della Salute Roberto Speranza, insieme ai colleghi dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza a cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori dell’ambito sanitario. Come si legge nel decreto, inoltre, in questa occasione, alle Amministrazioni pubbliche è richiesto di promuovere l’informazione e l’attenzione sul tema.
Solo nel 2022 Inail accerta ben 1.600 casi di aggressione e violenza ai danni del personale sanitario, in aumento se confrontati con il bilancio del 2021 e dell’anno precedente. A fare il punto è il periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che apre un focus sul fenomeno, sottolineando che si tratta di un dato non definitivo perché non comprende i medici e gli infermieri liberi professionisti che non sono assicurati dall’Inail, inclusi i medici di famiglia e le guardie mediche.
Inoltre, in vista di questa Giornata anche FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri conferma la drammaticità dei dati i quali dimostrano una crescita del fenomeno in tutte le Regioni. “Poco più di un mese fa, in Puglia, sono stati resi noti i risultati di un’indagine esplorativa sul fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari afferenti al Sistema Sanitario Regionale pugliese, sviluppata dal Sistema Regionale di Gestione Integrata della Sicurezza sul Lavoro (SiRGISL), coordinato dal dottore Danny Sivo – dirigente responsabile UOSVD Sicurezza e sorveglianza sanitaria Asl Bt – con il supporto della Scuola di Specializzazione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, diretta dal professore Luigi Vimercati. Allo studio hanno partecipato tutte le 10 Aziende Sanitarie e tutti gli Ospedali e i Distretti della Puglia. I risultati attestano che circa il 42% degli operatori hanno riferito di aver subito una forma di violenza sul luogo di lavoro”, si legge nella nota diffusa.
Sempre sulla base dell’analisi diffusa da FNOMCeO, le categorie più coinvolte dal fenomeno sono quelle dei medici (34,7% sul totale della categoria), degli infermieri (32,9%) e dei farmacisti ospedalieri (31,9%). L’87% ha subito aggressioni verbali, il 12% violenza fisica, il 3% molestie. La maggior parte delle aggressioni sono state perpetrate dai pazienti (47,6%) e dai loro parenti (42,3%). Oltre il 90% degli episodi di violenza hanno avuto luogo all’interno delle strutture ospedaliere. Il rischio di aggressione è risultato superiore in occasione del turno notturno (35,1%). Particolarmente rilevanti inoltre risultano i riguardanti le Unità Operative “difficili”, Case circondariali e REMS, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che presentano una percentuale di operatori sanitari aggrediti sale all’81%.