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World population day, nel 2100 stop della popolazione ed Europa sempre più piccola
Mai come quest’anno la Giornata mondiale della popolazione (World population day), che si celebra l’11 luglio, acquisisce un significato storico e sociale. Una giornata per tutti. Un momento per soffermarsi su quanto tutti i Paesi del globo abbiano dovuto affrontare in un inizio d’anno certamente straordinario. Inaugurato dal consiglio direttivo del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite nel 1989, questo giorno particolare potrebbe essere considerato il secondo compleanno di ogni uomo e di ciascuna donna che vivono sulla Terra. L’idea di istituire la celebrazione infatti fu ispirata dall’interessamento pubblico sollevato dalla “giornata dei 5 miliardi” caduta nel giorno 11 luglio 1987, data in cui approssimativamente la popolazione mondiale raggiunse la quota di 5 miliardi.
L’obbiettivo della giornata mondiale della popolazione è proprio quello di aumentare la consapevolezza riguardo a tematiche legate alla demografia come l’importanza del controllo familiare sulle nascite, la parità tra i sessi, la povertà, la salute durante la maternità e i diritti umani.
Stando all’ultimo Rapporto di revisione biennale sulle Stime della Popolazione Mondiale (World Population Prospects 2019. Highlights ), presentato lo scorso anno dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN-DESA) che fornisce un insieme completo di dati e indicatori demografici, sulla Terra convivono indicativamente 7,7 miliardi di individui. Si stima inoltre che al 2050 saranno 9,7 miliardi, per raggiungere i 10,9 miliardi nel 2100, quando la crescita si fermerà e l’Europa sarà quasi del tutto scomparsa.
Uno scenario apocalittico? La crescita sarà graduale ma anche la decrescita si farà notare. Questo soprattutto a partire dal 2070 quando si registrerà un rallentamento delle nascite a fronte di un aumento cospicuo della popolazione anziana, visto che l’età media sarà di 41 anni, con più persone over 65 che persone under 18. A questo punto, strano ma vero, il Pianeta riacquisirà un proprio equilibrio demografico. L’Africa subsahariana triplicherà la popolazione, portando tutto il continente a poco più di quattro miliardi di abitanti. Tuttavia non riuscirà a superare la popolazione asiatica, che in totale raggiungerà i cinque miliardi di abitanti. Prima sarà l’India, che crescerà fino al 2059 con una stoccata nei confronti della Cina che a quel punto avrà già raggiunto da almeno vent’anni il suo picco massimo (nel 2031). Giappone e Sudcorea invece sono già interessati da un declino demografico. Alla fine nella top ten dei Paesi più popolosi sventolerà bandiera africana: Nigeria, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Tanzania. Quarto posto per gli Stati Uniti, con 434 milioni di abitanti, frutto delle immigrazioni
L’Europa invece avrà 630 milioni di abitanti, in gran parte anziani. Ma i più vecchi si troveranno in Sudamerica e nei Caraibi.
Se ne parlerà in maniera più approfondita nel prossimo numero di Health Online, #staytuned